Maglie Lazio

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maglie Lazio anni 1960-1970
maglie Lazio anni 1970-1980
maglie Lazio anni 1980-1990
maglie Lazio anni 1990-2000
maglie Lazio anni 2000-2010
maglie Lazio anni 2010-2020
maglie Lazio anni 2020-2030

Maglie Lazio

Il colore bianco celeste delle maglie della Lazio da quel 9 Gennaio del 1900 ha unito intere generazioni, persone di diverse età, città e tradizioni sotto un'unica fede.

Quel 9 Gennaio del 1900, in Piazza della Libertà a Roma, nel quartiere Prati, un gruppo di nove ragazzi romani, con a capo il giovane sottoufficiale dei Bersaglieri Luigi Bigiarelli fondarono la Società Podistica Lazio (dal 1925 Società Sportiva Lazio) e scrissero , forse anche inconsapevolmente, una pagina indelebile del nostro calcio, la prima pagina del grande libro bianco celeste.

La Lazio è stata fondata proprio in Piazza della Libertà, e siccome nulla accade per caso, 27 anni dopo la sua fondazione grazie al deciso volere del Generale Giorgio Vaccaro, la Società Sportiva Lazio fu l'unica società della capitale a resistere alla volontà di riunire tutte le squadre di Roma sotto un unico club, quello che sarebbe poi diventata l'A.S. Roma, mantenendo così la propria libertà e rivendicando l'onore di essere la squadra più antica nel derby di Roma. Luigi Bigiarelli e gli altri soci fondatori, decisero di far nascere la società per poter partecipare ad una gara podistica riservata esclusivamente a squadre tesserate, ecco perchè la Società Sportiva Lazio sorse in origine come società podistica. Scelsero il nome Lazio perchè derivava dall’antico "Latium Vetus", ovvero la zona dove si pose la prima pietra della città di Roma nel 753 a.C. I colori delle maglie della Lazio sono il bianco e il celeste, scelti all'epoca della fondazione in onore della Grecia, patria delle Olimpiadi, e che vedeva proprio in quell'anno ospitare in Grecia la nascita delle Olimpiadi moderne, mentre l'aquila venne scelta come simbolo della società. Il calcio è lo sport più popolare non solo in Italia ma ormai in quasi tutti i paesi del mondo, quella palla che rotola riesce ancora a catalizzare la voglia di divertirsi, di stare insieme, di praticare uno sport che provoca emozioni forti e vere, che riesci a sentire sulla pelle e che ti fanno vibrare l'anima. Siamo andati alle origini della nostra squadra del cuore, la Lazio, alle origini della maglia, della bandiera e del simbolo, quando ancora non esistevano i simboli per le squadre di calcio, quando stavano nascendo le squadre di calcio e molte non erano ancora nate, quando c'era solo passione e voglia di fare uno sport nuovo e diverso da quelli praticati fino ad allora. E' stato bello osservare come siamo nati calcisticamente parlando attraverso la nostra maglia e quali sono state le vicende che hanno portato alla nascita della nostra società sportiva, ci ha incuriosito scovare e capire le circostanze che hanno permesso l'aggregazione attorno ad una bandiera e ad una maglia di tantissime persone che hanno fatto la storia dei colori bianco celesti. La maglia da cui deriva la bandiera, ma sappiamo veramente quando la seguiamo, la indossiamo o la sventoliamo alta nel cielo, la sua storia, il perchè di quei colori, della loro disposizione e delle loro tonalità, cosa simboleggiano, cosa vogliono raccontare realmente? Dietro ad ogni sfumatura cromatica, ad ogni disposizione di colori pieni, sfumati o pastello che ha assunto il nostro celeste nel tempo, c'è un perchè, c'è la voglia di affermare le nostre tradizioni e tramandare la storia, o anche un semplice episodio, un'emozione o un grido orgoglioso che nasce dal profondo. Se pensiamo all'evoluzione stilistica delle maglie della Lazio, non si può non notare come si sia passati dalla grossolanità delle divise degli inizi del novecento dove i nostri giocatori indossavano magliette di forma e misura diversa, fatte in casa, a mano, dall'amore e dalla passione di alcune famiglie entrate nella storia come la famiglia Ancherani, maglie uniche dei veri pionieri di questo sport, alla sobrietà dei decenni ante e post seconda guerra mondiale, all'essenzialità tipica degli anni sessanta e settanta, all'ingresso degli sponsor dagli anni ottanta in poi dove le maglie iniziano a diventare strumenti di merchandising ed ogni piccolo dettaglio viene curato per confezionare meglio un prodotto che deve attirare l'attenzione, deve essere bello da indossare e deve stupire. Arriviamo poi agli anni novanta e duemila dove tutto è marketing, tutto è televisivo, i tessuti moderni elasticizzati o acrilici, il nylon o le nuove fibre avveneristiche, hanno portato alla perfezione stilistica ma forse hanno perso un pò di quell'amore con cui si creavano le maglie della Lazio di inizio '900, ma la storia non si ferma e noi ci permettiamo di viverla annotando ogni cambiamento della storica maglia bianco celeste per tramandare l'amore per questa maglia anche ai nostri figli come hanno fatto con noi i nostri padri o i nostri fratelli. Ci permettiamo di tralasciare l'analisi precisa delle seconde e negli ultimi anni anche delle terze maglie perchè sono state artefatte dagli sponsor negli ultimi 30 anni, infatti una volta erano facilmente identificabili come le prime maglie, ma ora ogni anno cambiano di stile e colore stravolgendo anche le tradizioni per soddisfare l'esigenza di rinnovarsi continuamente come un capo alla moda. La maglia della Lazio della fondazione nel 1900, che è la prima maglia della storia della Lazio, venne creata artigianalmente in casa. Gli atleti del podismo, del canottaggio, del nuoto e dell’escursionismo indossavano una maglia bianca o una canotta con la scritta Lazio in celeste ricamata a mano sul petto. Luigi Bigiarelli prese undici maglie dai suoi amici podisti e canottieri della Lazio. Ogni giocatore indossava una maglia con la scritta Lazio di colore azzurro e realizzata a mano. Le casacche della squadra erano tutte di forma diversa, alcune di esse avevano il primo logo sociale al centro del petto o all'altezza del cuore, il logo era uno scudo Svizzero in campo celeste diviso da una sbarra obliqua. La scelta dei colori sociali fu influenzata dal momento storico che vedeva lo svolgersi della prima olimpiade dell’età moderna in Grecia nel 1900. Per questo motivo si ricadde sul bianco e il celeste: i colori della Grecia. Il simbolo, l’aquila, era l'emblema della potenza di Roma, il motto: Concordia parvae res crescunt ovvero “Nell’ armonia anche le piccole cose crescono”. Per capire l'evoluzione delle maglie da calcio, subito dopo le prime del 1900 dobbiamo capire chi è che portò il calcio a Roma, ovvero Bruto Seghettini, nato in Italia ma residente a Parigi e socio della polisportiva parigina Racing Club De France che nel 1901 portò materialmente a Roma, nella sede della Lazio il primissimo pallone vero da calcio, una palla di corda annodata che rimbalzava quando toccava il terreno, le prime regole e i primi suggerimenti per giocare a questo nuovo sport. Gli atleti laziali cominciarono ad allenarsi sul campo di Piazza D’Armi, con risultati sorprendenti aiutati dal fatto che erano tutti atleti marciatori, velocisti e canottieri. La Lazio organizzò il primo torneo documentato di calcio nella capitale, durante i Giochi Sportivi del 1901, parteciparono la Lazio, la Veloce e la Forza e Coraggio. Delle partite non si conoscono le azioni salienti, i tabellini e i risultati ma l’evento organizzato per la prima volta a Roma entra di diritto nella storia della nostra società perchè è testimonianza che lo sport del calcio a Roma è praticato dalla Lazio già dai primissimi anni del 1900. Tutte le maglie di quei primi anni di storia erano ispirate dai racconti di Bruto Seghettini al Racing Club De France che aveva colori sociali bianco e celeste. In questi anni compare il celeste sulle casacche abbinato al già presente colore bianco oltre alla scritta Lazio in celeste. Possiamo quindi ipotizzare che i colori bianco e celeste per le maglie della Lazio, oltre che dalla bandiera greca, venne ispirata anche dalle maglie della società parigina del Racing Club De France. Dopo quel primo torneo del 1901, le prime partite di calcio amichevoli a Roma ebbero luogo contro i seminaristi scozzesi che insegnarono ai giocatori della Lazio ad occupare e controllare le zone del campo senza correre tutti dietro al pallone come fanno gli attuali pulcini che danno i primi calci al pallone e a passarsi la palla invece che tenerla sempre tra i piedi. L'unico a cui era concesso qualche virtuosismo e egoismo in più era Sante Ancherani, il primo fuoriclasse della storia della Lazio. Nel 1903 i calciatori della Lazio decisero di creare una divisa da gara uguale per tutti, venne scelta come modello una camicia di colore bianco facilmente trovabile nei negozi e dal costo accessibile per tutti i calciatori della Lazio, personalizzata poi dalla famiglia Ancherani. Il capitano Sante Ancherani, appena tornato da Londra con un paio di vere scarpe da calcio commissionò ad un calzolaio di fiducia la realizzazione della copia esatta di quelle scarpe per tutti i giocatori della Lazio. In quegli anni videro la luce sul campo di allenamento in Piazza D'Armi anche le prime porte da calcio di legno ad opera del falegname e socio della Lazio, Alberto Canalini, egli piantò in terra due pali di legno collegati tra loro da una corda che formava la traversa. Fino a quel momento per delimitare le porte erano stati utilizzati così come facciamo anche oggi quando giochiamo in un campo improvvisato, degli abiti accatastati o dei sassi. Un altro ostacolo che avevano i nostri giocatori in quegli anni erano i primi spettatori più esagitati che incapaci di capire le regole del nuovo gioco, si radunavano ai bordi del campo per prendere in giro gli atleti. Non era raro che nascessero litigi e che il pallone venisse forato con il coltello dagli spettatori, così i giocatori della Lazio in quegli anni oltre ad imparare le nuove tecniche di gioco dovevano difendere il pallone anche dagli spettatori più incivili e dai loro coltelli. Nel 1904 si segnala il primo Derby della storia calcistica di Roma tra la Lazio e i bianconeri della Virtus, una nuova squadra calcistica romana che utilizzava una maglia a scacchi bianchi e neri. La partita finì 3 a 0 per la Lazio e questo fu il primo di una lunga serie di vittorie della Lazio contro i bianconeri. Le maglie della Lazio erano delle camicie di flanella a quarti bianchi e celesti realizzate a mano dalla famiglia di Sante Ancherani. Nel 1905 le maglie della Lazio sono per la prima volta interamente celesti con polsini e grandissimo colletto di color bianco, non sono più delle camicie ma delle vere e proprie maglie create apposta per giocare a calcio. Ma la Lazio in quell'anno non trova squadre disposte a giocare contro di lei perchè era troppo forte e organizzata, tutte le squadre che osavano giocarci contro rimediavano brutte figure e sonore sconfitte. Nel 1906 in occasione di una partita amichevole per raccogliere fondi per aiutare le popolazioni della Calabria colpite dal terremoto dell'anno precedente vennero create delle maglie con evidente al centro della maglia il grande scudetto a strisce bianco e celeste con la scritta Lazio al suo interno. Si segnala anche che durante quella partita è stata documentata la presenza della prima bandiera biancoceleste della Lazio cucita a mano e presente sulle tribune, sventolata da una orgogliosa donna laziale. Nel 1907 si segnala il primo Campionato Romano, aperto a tutti i club di calcio della capitale che venne riconosciuto ufficialmente dalla dalla Federazione Italiana. Nel 1908 la Lazio viene invitata a Pisa per partecipare ad un torneo con Pisa, Lucca e Livorno, le squadre più attrezzate del centro Italia, non ci fu il tempo di preparare delle maglie apposta per l'occasione e si decise di indossare una camicia bianca pantaloni a tre quarti neri e calzettoni neri. La Lazio vinse il torneo giocando tre partite nello stesso giorno, l'unica volta nella storia della nostra società che vennerpo giocate tre partite ufficiali nello stesso giorno il 6 Giugno del 1908 a Pisa, il torneo iniziò alle 09e30 della mattina e finì dopo le ore 20. Il torneo di Pisa ebbe gran eco anche al nord e la Lazio venne invitata a partecipare ad un torneo nazionale con le grandi Juventus, Milanese e Naples. La Lazio perse dalla Juventus e il Naples fu schiacciato dalla Milanese, il calcio del centro-sud non era ancora pronto per competere contro l'organizzazione e la forza delle squadre del nord. Il campionato 1912-13 fu il primo torneo che si svolse senza alcuna discriminazione tra il calcio del nord e quello del centro sud. In questo modo si cercava di unire calcisticamente due mondi che sino ad allora avevano comunicato molto poco, lasciando il calcio del sud a livelli inferiori. La Lazio vinse il girone romano, affrontando Roman, Fortitudo e Juventus Romana, per poi battere nella semifinale interregionale la Virtus Juventusque di Livorno. I biancocelesti arrivarono alla finalissima sul campo neutro di Genova, contro la fortissima Pro Vercelli. La Pro Vercelli vinse la Lazio per 6 a 0, a Genova conquistando il titolo di Campione d’Italia, la differenza tra il calcio del nord e quello del centr e sud era sempre netta. La maglia utilizzata dai giocatori della Lazio per il campionato è di tessuto molto simile al cotone e di colore intermedio tra il celeste e l'azzurro, impreziosita da un laccio sullo scollo che permetteva di chiudere il colletto a piacere. Anche l'anno seguente la Lazio si conferma campione d'Italia centro meridionale ma perde la finale scudetto contro il Casale (squadra del Piemonte). Il campionato di calcio 1914-1915 entra nella storia della Lazio sia per lo scoppio della prima guerra Mondiale, sia per il cosiddetto scudetto scippato. La maglia indossata dai calciatori biancocelesti è a tinta unita, dalla tonalità cromatica più azzurra che celeste e con i laccetti per chiudere l’ampio scollo, questo modello sarà utilizzato dalla Lazio anche ben oltre la guerra, sino al 1925 anno in cui cambiò la denominazione in Società Sportiva Lazio. La novità è il nuovo stemma sociale sulla maglia della Lazio con le lettere SPL in bianco, intrecciate tra loro ed incastonate in un cerchio azzurro con bordo blu, che affiancò il simbolo circolare con l’aquila ad ali spiegate, molto probabilmente questo stemma apparso sulle maglie della Lazio ha anche ispirato l'identico simbolo ASR che venne scelto nel 1927 per la neonata A.S. Roma. Al momento dell'interruzione del campionato per lo scoppio della prima guerra mondiale, la Lazio aveva conquistato il titolo di campione d'italia centro meridionale, il girone del nord però venne interrotto a una giornata dal termine e la Federazione dichiarò il Genoa vincente grazie al primo posto in classifica ottenuto fino a quel momento. La FIGC però con una delibera post bellica assegnò quello scudetto alla squadra genoana, senza tenere in considerazione il successo sportivo della Lazio nel proprio girone, impedendo di disputare una finale sacrosanta. La stampa sportiva settentrionale si spese molto per l'assegnazione a tavolino dello scudetto al Genoa, mentre il club biancoceleste non venne difeso dalla stampa capitolina poiché l'unico quotidiano romano dell'epoca in quel periodo non era pubblicato a causa della guerra. Riteniamo che sia totalmente ingiusta l'assegnazione dello scudetto del 1914/15 a tavolino ad una delle due pretendenti, in modo arbitrario ed iniquo, attraverso metodi e termini a di poco nebulosi e senza aver giocato la finale, assegnare lo scudetto ex aequo ci sembra semplicemente un atto di giustizia e imparzialità. Per questo è possibile anche firmare una petizione che ha già superato le 30.000 firme e che sottoscriviamo in pieno. Ma la storia continua, i campionati riprendono e un anno importante è il campionato 1922/1923, la Lazio indossa la maglia delle finali con una tonalità più celeste che azzurra e torna a laurearsi campione del girone del centro sud Italia, gioca la finale scudetto contro il Genoa che vantava 10 giocatori convocati in nazionale maggiore, vince il Genoa sia all'andata che al ritorno ma il divario tra il nord ed il centro sud è molto diminuito rispetto alle finali di dieci anni prima. Nel anniversario dei primi 25 anni di storia delle maglie della Lazio venne inserito un emblema che celebrava i 25 anni, un colletto e dei polsini grandi e bianchi. Da ricordare in questo anno la prima convocazione di un giocatore di tutto il centro sud in nazionale, il laziale Fulvio Bernardini che esordì contro la Francia e l'inaugurazione della prima tribuna in legno nello stadio della Lazio. Un'altra annata chiave da ricordare prima dell'interruzione dovuta allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale è quella del 1926 non tanto con il terzo posto in campionato, che ormai risentiva enormemente del peso economico del professionismo e dei primi stipendi che pretendevano i giocatori, quanto perchè la Lazio in quell'anno cambiò il proprio nome da Società Podistica Lazio all'attuale Società Sportiva Lazio. Il primo anno da celebrare nella storia della Lazio e delle sue maglie alla ripresa dei campionati dopo la Seconda Guerra Mondiale che colpì profondamente tutta la nazione e in particolare la capitale Roma, fu l'anno 1958, l'anno della prima Coppa Italia vinta dalla Lazio. Sembra quasi uno scherzo del destino, ma la maglia che vide alzare al cielo la prima coppa da parte dei nostri giocatori non fu bianco celeste ma bensì la seconda maglia totalmente bianca con i soli bordi celesti. La finale venne giocata contro la Fiorentina di colore viola e la Lazio come usava al tempo in caso di colori simili tra le due squadre essendo la squadra ospitante, indossò la seconda maglia La Fiorentina che era la vera favorita della vigilia, venne battuta per uno a zero, gol di Prini, ex di turno della Fiorentina, in tuffo di testa grazie anche alla spinta di 60 mila spettatori che festeggiarono i giocatori come degli eroi. Sportivamente parlando per la Lazio questo era primo vero bagno di folla festante del dopo guerra, e anche grazie allo sport del calcio e al ciclismo con i campionissimi Coppi e Bartali, l'Italia riuscì a rialzarsi dal dramma della Seconda Guerra Mondiale. Dopo questa storica stagione iniziarono anni non positivi che culminarono nella retrocessione in serie B, la Lazio riuscì a venirne fuori nel 1968/1969 grazie ad una maglia anche questa volta completamente bianca in tessuto misto lana e cotone con lo stemma e l'aquila cuciti sul tessuto, elegante e molto apprezzata dai tifosi con girocollo e polsini di colore celeste. Da segnalare che in questo anno venne anche introdotta nel regolamento del gioco del calcio la possibilità di effettuare una seconda sostituzione oltre al portiere, venne quindi introdotto per la prima volta il numero 13 sulle maglie della Lazio. La Lazio conquista la serie A anche nel 1971/1972 con Vincenzo d'Amico esordiente, Chinaglia trascinatore e primo giocatore ad essere convocato in nazionale dalla serie B. La maglia della Lazio indossata in questa stagione era di lana, un modello classico di colore celeste, bordi e numeri in pelle bianchi. D'amico e Chinaglia presero la Lazio in serie B e gettarono le basi per arrivare al primo storico scudetto del 1973/1974. La squadra allenata da Maestrelli introduceva in Italia il calcio totale tipico dell'Olanda di quegli anni e Chinaglia era il suo bomber. Ma quella Lazio non era solo D'amico e Chinaglia ma aveva giocatori del calibro di Pulici, Frustalupi, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli senza dimenticare Re Cecconi. La maglia della Lazio del 1973/1974 è entrata nella storia, tutti i tifosi che hanno vissuto quell'annata la ricordano nitidamente, le ditte Tuttosport ideatrice della maglia e Ennerre realizzatrice effettiva dei modelli con un accordo commerciale crearono un modello classico a tinta unita celeste con colletto e polsini celesti con riga bianca nel mezzo e numeri bianchi. Visto il successo di questo modello di maglia della Lazio sia per l'apprezzamento dei tifosi, sia per i risultati ottenuti, esso venne replicato con colori differenti da molte altre squadre di tutta Italia negli anni seguenti. Un'altra annata sorica per le maglie della Lazio e per le maglie delle squadre italiane in generale è quella del campionato 1981/1982, per la prima volta nello sport del calcio italiano gli sponsor comparvero anche sulle maglie dei calciatori. La Lazio venne sponsorizzata dalla Tonini un'azienda che produceva grissini di Torino, in cambio di 200 milioni di lire venne accettato anche il colore rosso dello sponsor sulla maglia celesta fino allora illibata. L'Adidas era lo sponsor tecnico che produsse tre maglie principali una per ogni stagione, una versione in cotone in celeste chiaro, una in acetato e celeste elettrico ed una in lanetta con un celeste quasi azzurro. Tutti e tre i modelli avevano le tre striscie classiche dell'Adidas bianche lungo tutta la lunghezza delle maniche. L'annata 1982/1983 è entrata nella storia delle maglie della Lazio e per aver dato alla luce la cosiddetta maglia bandiera, la maglia con l'aquila stilizzata. La bellissima maglia della Lazio del 1982 nasce dalla volontà del presidente Casoni di rinnovare l'immagine della società sportiva Lazio dopo lo scandalo calcio scommesse del 1980 che aveva coinvolto anche la Lazio. Affidò così l'idea di rinnovamento all'ideatore fiorentino Otello Cecchi che creò un'aquila futuristica per quegli anni, di forte impatto ad ali tese. Otello Cecchi oltre al nuovo simbolo dell'aquila si occupò anche della creazione della famosa maglia bandiera, per la metà inferiore celeste e per la metà superiore bianca, con ben evidente su tutto il petto da un’aquila stilizzata le cui ali abbracciavano il giocatore fin dietro sul numero, innovativo anche questo perchè molto grande e tridimensionale, utilizzato poi da molte altre squadre fino ai primi anni '90. La maglia bandiera ebbe un successo incredibile nel cuore del tifo laziale, ma a distanza di quasi 40 anni, possiamo dire che è stata una delle maglie più importanti nella storia del calcio italiano, ha unito modernità, bellezza, feeling con il pubblico e trasmetteva senso di appartenenza ai colori bianco celesti. La Lazio creò tre diverse maglie con l’aquila sul petto e lo sponsor Seleco in quella stagione: quella biancoceleste di Otello Cecchi, una rossa ed una verde identiche alla prima disegnate dallo sponsor tecnico Ennerre, venne utilizzata sempre la prima maglia celeste tranne nella trasferta di Como dove si utilizzò quella verde e nell'amichevole di lusso al Flaminio contro l'under 21 italiana in cui si indossò la maglia rossa. Queste maglie stupende con l’aquila stilizzata vennero indossate solo per una stagione per poi essere riprese nella stagione 1986/87, quella della squadra leggendaria del famoso meno 9. Se c'è una squadra nell'immaginario collettivo di tutti i tifosi biancocelesti per cui vale la pena il motto "Noi l’amiamo e per lei combattiamo", è proprio per la squadra del meno 9. In quell'anno la Lazio è in serie B a scontare la pesante squalifica post calcio scommesse bis, inizialmente retrocessa in C, poi dopo il ricorso venne condannata alla serie B ma con 9 punti di penalizzazione, a quel tempo la vittoria valeva 2 punti, iniziare il campionato con meno nove era una condanna già scritta. Si rispolverano così le maglie bandiera tanto amate ma con uno sponsor differente, Cassa di risparmio di Roma che accompagnerà la Lazio per molto tempo. La Lazio recupera lo svantaggio e arriva all’ultima partita casalinga contro il Vicenza di mister Magni obbligata a vincere per poter poi accedere agli spareggi salvezza. E' il 21 giugno del 1987, sotto un sole cocente l'Olimpico segna il record di spettatori per una partita di serie B, tutto esaurito ed anche oltre, in palio c’è la storia, l’orgoglio, l’appartenenza e l’amore di un intero popolo. Gli uomini di Fascetti attaccano incessantemente sin dall’inizio ma trovano nel portiere vicentino Dal Bianco un muro invalicabile. A pochi minuti dalla fine, quando tutto sembra volgere al peggio, la palla finisce sui piedi di Fiorini che si gira e mette il pallone in rete. Segue un urlo di uno stadio intero, di un popolo intero, lacrime, gioia, è questa la partita del secolo per ogni laziale. L’aquila mai doma disegnata su quella maglia storica rispecchia in tutto e per tutto quei ragazzi, quegli uomini comandati dal mitico mister Fascetti che aveva salvato 87 anni di storia biancoceleste. Questi i loro nomi: Terraneo, Filisetti, Acerbis, Podavini, Gregucci, Camolese, Mandelli, Caso, Magnocavallo, Pin, Fiorini. Gli spareggi si svolgono in campo neutro a Napoli, esodo di 30.000 cuori biancocelesti e Lazio salva a sugellare un anno e delle maglie che verranno ricordate per sempre. Una forte innovazione nelle maglie della Lazio avviene nella stagione che porta ai Mondiali di Italia '90, la marca Umbro è lo sponsor tecnico che realizza maglie eleganti in stile old english grazie anche all’inserimento di un bottone a clip nel colletto. La maglia celeste presenta un motivo geometrico a triangoli sovrapposti, visibili grazie alla doppia colorazione celeste più chiaro e più scuro della maglia. Lo stemma della Lazio è ricamato sulla maglia, il logo Umbro e i numeri sono realizzati in materiale simil velluto blu. La Puma subentra alla Umbro nella stagione 1998/1999 e vi rimane fino alla stagione 2011/2012. L’esordio del nuovo fornitore tecnico Puma, non poteva essere dei migliori, la Lazio in quell'anno vinse la sua prima Supercoppa Italiana a Torino contro la Juventus, l'ultima edizione della Coppa delle Coppe in finale a Birmingham il 19 maggio 1999, 2 a 1 al Mallorca con festa laziale e in campionato concluse al 2° posto. La maglia è del tradizionale celeste ma con una banda orizzontale nera sul petto con coccarda della coppa Italia vinta l'anno precedente ricamata. Arriviamo così dopo aver raccontato cento anni di storia di maglie della Lazio alla stagione 1999/2000. Per celebrare il centenario il 9 gennaio sfilarono partendo dalla storica Piazza della Libertà, dove tutto nacque cento anni prima, fino allo stadio Olimpico tutte le sezioni della gloriosa Società Sportiva Lazio, tra ali di folla festante. La Lazio festeggiò i suoi 100 anni di vita scendendo in campo contro il Bologna con una maglia speciale per l'evento, interamente bianca e con una fascia orizzontale celeste davanti alle spalle, splendido anche il logo con la scritta 1900/2000. In campionato la maglia è a bande verticali molto larghe bianche e celesti che ricorda la maglia dell'Argentina simile anche a quella utilizzata negli anni '30 dalla stessa Lazio, viene venduta moltissimo in tutto il mondo e soprattutto nell'America Latina. La stagione è quella che ha regalato più trofei della storia della Lazio, il nostro personalissimo triplete, il 15 agosto del 1999 la Lazio vince la Supercoppa Europea a Montecarlo contro il Manchester United, il 14 maggio del 2000 la Lazio vince il suo secondo scudetto, e il 18 maggio del 2000 vince anche la sua terza Coppa Italia contro l'Inter. Un'annata memorabile che rimarrà per sempre nei cuori dei tifosi bianco celesti così come per altri motivi la squadra del meno 9 o i ragazzi del primo storico scudetto del 1973/1974, ma ci permettiamo anche di aggiungere l'annata dello scudetto negato del 1914/1915 in ricordo di tutti quei giocatori e famiglie, una su tutte la famiglia Ancherani che nel calcio dei pionieri ha permesso di far crescere e tramandare l'amore per i nostri colori a moltissime generazioni di tifosi.